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Programma di Ricostruzione Mammaria

Il programma di ricostruzione mammaria nasce dalla necessità di ridurre al minimo il trauma psicologico della chirurgia demolitiva nelle pazienti affette da tumori mammari. L’obiettivo è raggiungibile solo attraverso la stretta collaborazione tra le varie specialità che si occupano della cura del tumore al seno. L’approccio multidisciplinare consente di personalizzare i trattamenti medico-chirurgici garantendo non solo i più alti standard terapeutici , ma associando a questi anche il miglior risultato “estetico” e di conseguenza il minor trauma psicologico per le pazienti.
La presenza del chirurgo plastico fin dalle fasi iniziali del percorso diagnostico-terapeutico permette sia di ottimizzare il programma ricostruttivo, nei tempi e nei modi, sia di presentare alle pazienti il percorso completo necessario per conseguire l’obiettivo della ricostruzione mammaria: fattore di non trascurabile importanza nel contesto psicologico della malattia.

TUMORE AL SENO, I SUOI ESITI E LA RICOSTRUZIONE
Il tumore mammario è il più frequente del sesso femminile, per questo motivo la ricostruzione della mammella è un punto fondamentale nella riabilitazione fisica e psicologica delle donne sottoposte a chirurgia oncologica mammaria. La ricostruzione mammaria garantisce un importante ausilio psicologico alle pazienti dato dalla ricostituzione dell’integrità del proprio aspetto corporeo, ma anche dall’abolizione delle antiestetiche protesi mobili esterne.
Il tipo di ricostruzione è in funzione dell’intervento demolitivo, il quale, strettamente correlato all’estensione e al tipo di malattia, lascia degli esiti permanenti di diversa entità: le moderne tecniche di chirurgia plastica permettono di ricostruire e mitigare gli esiti di tutti gli interventi oncologici mammari.

I TEMPI DELLA RICOSTRUZIONE
La ricostruzione mammaria può essere effettuata simultaneamente alla mastectomia, ricostruzione immediata, oppure in un momento successivo, ricostruzione differita.

  • RICOSTRUZIONE IMMEDIATA: si tratta di una procedura in cui l’inizio della fase ricostruttiva avviene simultaneamente al tempo chirurgico della mastectomia. Questo tipo di ricostruzione prevede due tipi di approcci: - ricostruzione immediata in un tempo in cui si completa la ricostruzione nello stesso intervento oncologico; - ricostruzione immediata in due tempi in cui si passa attraverso il posizionamento di un espansore durante la mastectomia a cui segue, dopo alcuni mesi, la ricostruzione definitiva.
  • RICOSTRUZIONE DIFFERITA: anche le pazienti che non hanno avuto la possibilità di iniziare immediatamente il percorso ricostruttivo possono sempre accedere alla ricostruzione mammaria anche a distanza di anni dalla mastectomia. 

LE TIPOLOGIE DI RICOSTRUZIONE
Le tecniche di ricostruzione possono essere schematicamente suddivise in quelle che utilizzano materiali estranei al corpo (protesi), in quelle che utilizzano tessuti biologici della stessa paziente (cute, sottocute e/o muscoli) ed in quelle che associano entrambe queste filosofie (ricostruzione ibrida).
La scelta della tecnica da adottare dipende da molteplici fattori legati al volume e alla forma della mammella, all’intervento chirurgico demolitivo, all’iter medico terapeutico associato, alla storia clinica e alle condizioni generali della paziente, all’aspetto corporeo, e, non da ultimo, dalla volontà della paziente di accettare materiali estranei.

  • LA RICOSTRUZIONE PROTESICA: il volume definitivo della mammella viene ricostituito da una protesi in silicone. È la tipologia di ricostruzione più diffusa per la rapidità, per la ridotta invasività chirurgica e per l’ampio spettro di adattabilità alle svariate morfologie mammarie. L’immediato posizionamento di una protesi definitiva (ricostruzione in un tempo), contestualmente all’asportazione della ghiandola, è un’opportunità possi bile quando la localizzazione e la dimensione del tumore permettono di conservare l’intero rivestimento cutaneo compreso il complesso areola-capezzolo, la mammella è di piccole dimensioni e i muscoli che intervengono nella copertura della protesi sono trofici e sufficientemente estesi, oppure la mammella è ptosica e di dimensioni medio-grandi; in questi casi nel corso della mastectomia viene anche ridotto l’involucro cutaneo, seguendo le tecniche usate abitualmente per l’intervento di mastoplastica riduttiva. In alcuni casi il posizionamento di una protesi durante l’intervento demolitivo non è possibile e si deve invece posizionare un espansore, che verrà sostituito da una protesi definitiva (ricostruzione in due tempi) in un secondo intervento chirurgico. L’espansore mammario è un dispositivo temporaneo in silicone, che viene riempito ambulatorialmente attraverso l’iniezione di soluzione fisiologica; il rifornimento progressivo fino al volume desiderato, provoca la distensione progressiva dei tessuti, consentendo di ottenerne la superficie necessaria per inserire dopo alcuni mesi la protesi definitiva.
  • LA RICOSTRUZIONE CON TESSUTI DELLA PAZIENTE: il volume della mammella da ricostruire può essere ottenuto anche da tessuti (cute-grasso-muscoli) che normalmente si trovano in altre sedi anatomiche del corpo. Questa soluzione ricostruttiva viene utilizzata quando vi sono delle condizioni generali o locali particolari. Le aree maggiormente utilizzate come sedi donatrici di questi lembi cutanei o muscolo-cutanei per la ricostruzione totale della mammella, sono l’addome e il dorso. La porzione cutanea, che dall’addome viene trasferita alla regione mammaria e che servirà a ricostituire la salienza mammaria, è compresa tra l’ombelico ed il pube; l’isola cutanea può essere trasposta restando ancorata ad una porzione di uno o dei due muscoli retti dell’addome (TRAM), oppure essere trasferita da una sede all’altra senza l’utilizzo del muscolo ma mediante un’anastomosi microchirurgica dei vasi sanguigni (DIEP). Dalla regione dorsale si può sfruttare il muscolo gran dorsale, che, associato o meno ad una porzione di cute o aree adipose adiacenti, permette di ottenere una buona quantità di tessuto utilizzabile per la ricostruzione mammaria. Le sedi donatrici di questi lembi presentano degli esiti cicatriziali facilmente occultabili e dei deficit funzionali di solito modesti. Altre sedi anatomiche, ove possono essere prelevati altri lembi per la ricostruzione mammaria, sono i glutei e le cosce; queste però vengono sfruttate molto più raramente. Piccoli deficit di volume a livello mammario possono beneficiare di iniezioni di grasso autologo (lipofilling). Questa proceduta estremamente semplice permette di aspirare attraverso delle piccole cannule il grasso presente negli accumuli adiposi della paziente, e re iniettarlo a livello mammario per ripristinare il volume mancante.
  • LA RICOSTRUZIONE IBRIDA: si avvale contemporaneamente di tessuti autologhi e materiali protesici. La ricostruzione più diffusa utilizza il muscolo gran dorsale in associazione al posizionamento di una protesi.

LA SIMMETRIA
Spesso un seno ricostruito, con qualsiasi delle tecniche sopraelencate, presenta delle differenze rispetto al controlaterale: in questi casi la simmetria può giovare di un intervento sul seno sano controlaterale.
Le tecniche che vengono abitualmente adottate sono quelle comuni della chirurgia plastica mammaria: 

  • mastoplastica additiva, aumento del seno con inserimento di protesi; 
  • mastoplastica riduttiva, riduzione e sospensione del seno; 
  • mastopessi, sospensione del seno; 
  • mastopessi con protesi, sospensione con riempimento del seno; 
  • lipofilling, lieve aumento del seno con utilizzo di grasso autologo.
     

RICOSTRUZIONE DEL COMPLESSO AREOLA-CAPEZZOLO
Quando la chirurgia oncologica ha determinato la necessità di asportazione del complesso areola capezzolo, questo può essere ricostruito con varie tecniche. 
La ricostruzione del capezzolo può essere ottenuta mediante l’utilizzo di piccoli lembi locali (porzioni di cute suturate con tecniche atte a riprodurre la forma del capezzolo) o mediante l’innesto di parte del capezzolo della mammella sana controlaterale. Mentre per la ricostruzione dell’areola possono essere utilizzati  innesti di pelle pigmentata prelevati dall’areola sana o da altre parti del corpo, o, più semplicemente, si può ricreare il colore caratteristico attraverso un tatuaggio.

STAFF
Chirurgia plastica: Riccardo Carnino (Dr), Umberto Morozzo (Dr), Andrea Parisi (Dr)
 

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Inaugurato nel 1997, l'Istituto di Candiolo si configura quale centro di riferimento internazionale per la cura e la ricerca nell'ambito delle malattie oncologiche.